Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Non privatevi di un giorno felice

19/06/2021 01:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2021,

Non privatevi di un giorno felice

La Stampa

Anche la passione amorosa è esaltata nella Bibbia

La Stampa - Tempi Moderni - 19 giugno 2021

 

di Enzo Bianchi

          “Non privarti di un giorno felice!

            Non ti sfugga nulla di un legittimo desiderio! “ (Sir 14,14)

 

Desiderare è voce del lessico astronomico e il suo significato è lo stare lontano (de) dalle stelle (sidera). E chi sta lontano dalle stelle le desidera, le ricerca, le vuole vedere e quindi vuole stare con loro. Gli umani che sono sotto le stelle, vivono di desiderio, si protendono verso di esse, sono esseri desideranti …

 

Tutti noi facciamo l’esperienza del desiderio un sentimento che ci abita come una pulsione, una tensione, una forza. Il desiderio è certamente un sentimento personale, intimo che scaturisce dal profondo di un uomo e di una donna che però non sono mai padroni assoluti del proprio desiderio.

 

In ciascuno di noi non è il mio io a desiderare ma è il desiderio che desidera con forza al di là del nostro io.

 

Siamo abitati dal desiderio, posseduti dal desiderio e questa esperienza ci fa dire che il desiderio ci può dominare, alienare, trascinare via. Ecco perché dobbiamo coglierci come “desideranti”. Cosa c’è alla radice di tutti i desideri umani? C’è la sua indigenza, la sua condizione di bisogno, di mancanza di vita piena, la sua limitatezza.

 

Resta profondamente veritiero nell’esperienza del desiderio il dover operare un discernimento sul desiderio al suo sorgere: infatti il desiderio è sentimento complesso, polifonico.

 

Può essere desiderio di cose buone, dunque desiderio buono e può essere desiderio di cose cattive dunque desiderio cattivo.

 

Il desiderio può diventare bramosia, voracità, fame, concupiscenza in un linguaggio etico-cristiano. Nelle tradizioni religiose il desiderio sovente è visto con diffidenza, e non a caso il più grande consiglio della saggezza buddista indica la necessità di spegnere ogni desiderio. Nella tradizione giudaica e cristiana non c’è una posizione negativa verso questo sentimento e tuttavia resta significativo che nelle dieci parole date da Dio a Mosè sul Sinai due volte ritorni il divieto “Non desidererai …” ( in Es 20 e Dt 5).

 

Per due volte è richiesto autorevolmente di aumentare il desiderio che può sorgere nel cuore degli umani: il desiderio della donna già appartenente al prossimo e la brama della roba in possesso o proprietà del prossimo. Il verbo ebraico chamad qui usato non rimanda ad una sollecitazione superficiale, un vago desiderio ma ad un desiderio cui aderisce la volontà, un desiderio che si trasforma in azione. Brama efficace! Allora c’è un giudizio negativo per questo desiderio che è una pulsione che procede dal cuore, dall’anima. “Ciascuno è tentato dal proprio desiderio che lo attrae e lo seduce. Il desiderio poi concepisce e genera il delitto e il delitto una volta commesso genera la morte” (Gc 1,14).

 

Dunque guerra ai desideri perversi, lotta spirituale su cui hanno molto indugiato i padri del deserto e gli asceti cristiani definendo il desiderio cattivo come la matrice di tutti i mali, di tutti i vizi …

 

Ma tutta la tradizione biblica testimonia anche il desiderio come sentimento legittimo e assolutamente buono anzi beato: desiderio di vita, di felicità … E non si dimentichi che ogni Promessa fatta da Dio nell’Antico e nel Nuovo Testamento è promessa di bene, di felicità, è soddisfazione del desiderio umano.

 

“C’è un uomo che desidera la vita e brama giorni per gustare il bene” (Sal 32,13). E tutta la via indicata da Dio è per ottenere questa vita e questa felicità! Desiderio di vita! Che d’altronde è l’unica vocazione degli umani: vivere e vivere questa unica vita che è loro data perché non ce n’è un’altra! Non lo si afferma mai abbastanza ma il primo desiderio, il più vero e il più presente anche quando sembra lo si voglia negare è vivere!

 

Non a caso è presente il linguaggio metaforico: “sete di vita”, “sete di Dio”. Ricordate il versetto del salmo 42: “Come una cerva anela a fonti di acque   così il mio cuore desidera te mio Dio”. Oppure: “Ho desiderio del Dio Vivente … la mia carne lo desidera”. Linguaggio che sembra impossibile eppure in bocca e nel cuore a molti credenti che si dicono in ricerca di Dio, che hanno desiderio di vedere il suo volto, desiderio di stare con lui …

 

E’ un linguaggio amoroso rivolto all’Altro invisibile e indicibile che diventa un tu ma più che parola è grido, invocazione di vita piena, di felicità, di salute,  di gioia che nasce dalle relazioni  vissute nell’affetto e nella comunione dei cuori.

 

Perfino il desiderio amoroso nella Bibbia è esaltato e cantato: la donna desidera l’uomo, e l’uomo desidera la donna (Gen 3,16; Ct 2,16). Desiderio dell’unione dei corpi, del piacere, della ventura dell’amore nel Cantico dei Cantici. Il desiderio anche quando è passione amorosa è una fiamma di JHWH, di Dio e per questo va cantato e celebrato nelle feste con vino e profumi. No, nel matrimonio biblico non c’è mistificazione del desiderio tanto meno il suo spegnimento: siamo agli antipodi dell’ascesi buddista. E’ perfino il desiderio di mangiare e bere vino buono, è “porzione per gli umani” che conoscono il duro mestiere di vivere. Perciò dice Qoelet: “Godi della tua giovinezza e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. Segui le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi sapendo che su tutte Dio esprimerà un giudizio!” (11,9). E a giovani e anziani il Siracide ammonisce: “Non privarti di un giorno felice! Accondiscendi a ogni tuo desiderio!”