Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Non un'altra Chiesa ma una Chiesa diversa

09/06/2022 01:00

Giancarla Codrignani

Testi di Amici 2022,

Non un'altra Chiesa ma una Chiesa diversa

di Giancarla Codrignani

di Giancarla Codrignani

Fa una certa impressione il parallelismo tra la Conferenza sul futuro dell'Europa - che è la prima, coraggiosa inchiesta istituzionale dal basso, per la quale, sconosciuta ai più, è stata disposta una piattaforma digitale plurilingue al fine di raccogliere suggerimenti e opinioni dai "singoli cittadini europei" - e il Sinodo Italiano, proclamato da papa Francesco per interpellare, anche lui dal basso, i cattolici italiani per sapere chi siano e perché si confessino cristiani. A quasi sessant’anni dal Concilio Vaticano II è sotto gli occhi di tutti la  mancata recezione da parte, sia di un potere che non ha sentito passare lo Spirito, sia di un popolo di Dio ignaro di un protagonismo che gli spettava e rimasto in gran parte veterocattolico. La chiamata in tempo massimo di Francesco ha suonato la sveglia per i cristiani di buona volontà, disturbando vescovi e parroci, in gran parte responsabili dell'immobilismo dei battezzati.

 

I tempi sembrano non favorire né l’Europa, né la Chiesa: la guerra, sopraggiunta imprevista, ha intercettato tutti gli interessi umani senza svegliare il bisogno di “fare” più politica, attività bella e pulita, necessaria dopo i traumi della pandemia e, oggi, di questa guerra. Quando Draghi avverte dei futuri sacrifici (pace o condizionatori?) non ci sono spazi per facili ottimismi: bisogna prevedere una crisi pesante e provvedere qualche rimedio. Quando Francesco svela la nudità dei nostri “vestiti dell’imperatore” e viene sostanzialmente rimosso, anche la coscienza dei cristiani si scopre divisa e non attrezzata a reagire.

 

Eppure la guerra dovrebbe attivare la consapevolezza dei credenti, finalmente liberati dalla dottrina delle guerre giuste o addirittura sante, e pronti a ripudiare la violenza delle armi. Nessuno sembra rendersi conto che la guerra informatica creerebbe, sì, gravi danni penetrando nel cuore delle istituzioni o delle grandi imprese dell’eventuale nemico, ma non ucciderebbe: sembra che l’uomo “voglia” il sangue. Perché la guerra è devastante anche dove non si scatena: perverte anche le relazioni tra le chiese e ha contrapposto tra loro  i patriarcati ortodossi: Kirill di Mosca sostiene il potere della “grande madre Russia”, ricusando perfino l’invito del pontefice cattolico alla tregua di guerra durante la settimana santa..

 

Di conseguenza, riconsiderati oggi, i cattolici italiani sembrano fare ancor più fatica a seguire Francesco nel proseguire, nonostante questo caos, l’avventura del sinodo. Infatti già prima vedeva diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, movimenti, già stanchi e sfiduciati, rassegnati... un Vangelo che tende ad affievolirsi.  Oggi? Dal tempo dei sessantottini che deprecavano il sistema monarchico della chiesa, dopo le esperienze degli ultimi pontificati, finalmente è giunto il tempo della responsabilità condivisa, come era stato indicato dal Vaticano II: il Popolo di Dio precede la Gerarchia e ha diritto alla parrhesia. Ma ancora oggi i laici, cresciuti nella tradizione dell’obbedienza e adeguati all’autorità di sistema, restano passivamente devoti e psicologicamente sottomessi. Non pensano di essere divisi da orientamenti diversi, reciprocamente ignorati  e non sentono il bisogno, che sarebbe piacere, di un confronto per realizzare riforme necessarie, possibilmente in condivisione plurale e unitaria. Invece i laici “non adulti” - che non si sono accorti che i figli e i nipoti convivono, hanno divorziato, sono gay e dottrinalmente hanno abbandonato le loro credenze - non si sentono in un ospedale da campo.

 

Per questo Francesco - l'unico tra i pontefici recenti a condannare la clericalizzazione - ha obbligato la sua chiesa al confronto e chiede a ciascuno di noi chi sei, che cosa ci stai a fare? E’ questa, in estrema sintesi, la ragione del Sinodo, parola non ancora ben compresa, che dovrebbe rendere tutto il popolo di Dio - laici, clero, gerarchia - protagonista di un rinnovato "camminare insieme": non stiamo facendo un parlamento diocesano, non stiamo facendo uno studio su questo o l'altro, no: stiamo facendo un cammino per ascoltarsi e ascoltare lo Spirito Santo e anche discutere con lo Spirito Santo che è un modo di pregare.

 

Non è facile essere il papa di una chiesa in ritardo di almeno duecento anni, anzi dal tridentino ancora tacitamente in voga: siamo tutti così inchiodati ad abitudini religiose sempre uguali che risulta difficile capire bene che cosa voglia il Vicario di Cristo. Tanto più che il clero delle ultime generazioni sessant’anni dopo il Vaticano II risulta incapace di metterne in pratica i fondamenti. Non va trascurata, tra le cause, la loro ordinazione da vescovi (per Bologna, un Poma, un Biffi, un Caffarra) ostili alle innovazioni del concilio “pastorale” e dogmatico solo per innovazioni dubbie. Francesco tenta il recupero: "Non bisogna fare un’altra chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa". Lontanissimo, nel 1962, anche il papa più profetico, Giovanni XXIII, aveva annunciato un gioioso compito di conversione con le stesse parole: non è il Vangelo che cambia, siamo noi che impariamo a leggerlo meglio. Non fu, nel corso dei decenni, ’l’impostazione del papa polacco, di Benedetto XVI e di una Conferenza Episcopale Italiana presieduta da Camillo Ruini.

 

Tuttavia, giusto cinquant’anni fa, Yves Congar ancora sperava sull’efficacia di quel concilio: “Dobbiamo chiederci se l'aggiornamento sarà sufficiente o se sarà necessario qualcos’altro…. Non è sufficiente mantenere ciò che è esistito fino ad ora adattandolo: è necessario costruire di nuovo". Non va dimenticato che Giovanni XXIII ricorse alla volpe del Machiavelli per annunciare il “suo” Concilio: aveva approfittato di un evento nella basilica di san Paolo dove era convenuta la stampa internazionale e la curia romana seppe la notizia mentre le telescriventi informavano il mondo dell’impresa rivoluzionaria. Lo Spirito, nel breve spazio di due encicliche da rileggere sempre, aveva entusiasmato le genti, ma l’immobilismo del cattolicesimo romano lo fermò al quieta non movere. Tranne quanti non avevano aspettato altro e che oggi sono ancora minoranza: se la potente Conferenza episcopale americana ha rinunciato a scomunicare Biden perché abortista, sarà bene capire che il rinnovamento - necessario per salvare il cristianesimo in una fase storica in cui tutte le religioni sono oppresse dal “sacro” che occulta “il divino” – è più nelle mani del popolo di Dio che del Vicario di Cristo.

 

Infatti la sinodalità - ha ragione Daniele Menozzi - deve dare attuazione al primo postulato dell’ecclesiologia conciliare: “l’assegnazione a tutto il popolo di Dio della infallibilità in credendo… programma della Chiesa per il terzo millennio”. Un’operazione che non ha più bisogno di una chiesa gerarchica e di potere: “Chi si sente “popolo di Dio, deve impegnarsi per una Chiesa che o è sinodale o non esiste ”.

 

Se il papa prende le mosse dall’ “uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi”, la partecipazione al Sinodo merita lo sforzo di farne occasione di comunione che davvero liberi la Chiesa di tutti noi in virtù del battesimo

 

Per questo è importante prestare attenzione al Sinodo tedesco, il primo che ha assunto l’iniziativa e, fondandosi sulla consapevolezza che Dio è amore, ha posto i temi scottanti del rinnovamento: “il potere e la divisione dei poteri ecclesiastici, la vita sacerdotale attuale, i ministeri e gli uffici delle donne, le relazioni di vita, il vivere l’amore nella sessualità e nella partnership”, comprensivi delle questioni particolari come le vocazioni, il celibato, l’omosessualità, l’interdipendenza delle strutture, la fides qua che precede la fides quae. Questa è la “conversione”, da intus legere, di un potere che si è sempre sottratto alle critiche, nonostante gli abusi sistemici: der Synodale Weg.

 

Al coraggio dei propositi del documento iniziale si è affiancata una relazione alternativa (forse prudente) che nel forum dell’autunno scorso ha messo in luce il pericolo che “la Chiesa come l’abbiamo conosciuta, rischia di estinguersi in pochi decenni”: sostiene comunque il cammino ma prevede che per qualche salita faticosa, occorre fiato robusto. Si tratta di un’esperienza di grande impatto anche per noi italiani, tenendo conto del contesto degli scandali che hanno scosso la chiesa tedesca  per gli abusi sui minori che ha grandemente turbato la Germania diminuendo il numero dei cattolici registrati. Non a caso il card. Marx aveva presentato al papa le dimissioni.

 

Infatti il danno venuto dagli scandali di una pedofilia diffusa nelle strutture cattoliche di tutto il mondo, ancor più grave delle malversazioni finanziarie dovute alla corruzione, ha causato un trauma tanto più forte, quanto più l’abuso dei minori si rivela una violazione generalizzata dei diritti dell’infanzia, ma intollerabile per la responsabilità cristiana. Tuttavia la denuncia, non più dei “peccati” ma dei “reati”, è venuta dall’alto, con energia lontana da ogni indulgenza equivoca, senza riguardi per le alte cariche della gerarchia ecclesiastica e dello Stato Città del Vaticano.

 

La misericordia – che è cifra di questo pontificato – affrontando il sinodo non privilegia più gli interna corporis: guai se il vescovo si chiudere nei palazzi o diventa burocratico: per il Vangelo non tema di andare controcorrente, rendendo la sua faccia “dura” come quella del Cristo diretto a Gerusalemme, senza lasciarsi frenare dalle incomprensioni e dagli ostacoli perché sa che il Regno di Dio avanza nella contraddizione del mondo”. E ancora: La ricerca del prestigio personale può diventare una malattia dello spirito… quante volte, noi cristiani, che dovremmo essere i servitori, cerchiamo di arrampicarci? Il prete poi (simposio sulla teologia del sacerdozio, 17 febbraio 2022) si guardi dall’andare indietro per rifugiarsi o dal fidare nell' "ottimismo esasperato del 'va tutto bene'. Da incoraggiare, invece, l’attivismo delle suore, le più pronte a sostenere le riforme: le invito a lottare quando, in alcuni casi, vengono trattate ingiustamente, anche all'interno della Chiesa, quando il loro servizio, che è tanto grande, viene ridotto a servitù. E a volte da uomini di Chiesa. Ma anche le suore sono donne e hanno apprezzato (più delle laiche) la denuncia di Francesco che difficilmente entrerà nella sinodalità parrocchiale: ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna Dal corpo di una donna è arrivata la salvezza per l'umanità: da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità. Pur tollerante più di Spinoza, questa Chiesa peccatrice vuole farsi corresponsabile del bene del mondo.

 

In Italia tuttavia l’indagine quanti-qualitativa dell’Incerta fede (titolo di una ricerca del dipartimento di scienze dell’educazione di RomaTre, 2020) trova italiani che non “si dichiarano” cattolici, ma solamente “si sentono” tali. E nemmeno la Cei ha dato prova di collaborare al meglio e nell’assemblea straordinaria del novembre scorso il card. Mario Grech ha sgridato i colleghi che rivelano “la tentazione di voler sovraccaricare il processo sinodale” non per camminare ma per distogliere dall’obiettivo: se manca la direzione di marcia non si va molto lontano. L’invito a condividere, camminare insieme, accogliere le domande e le attese della gente era già presente nell’intervento originario ai vescovi del 17 ottobre 2015 come il punto di convergenza di un dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli della vita della Chiesa. Oggi la richiesta di uscire dall’autoreferenzialità perché il centro della Chiesa…non è sé stessa…. Per la salvezza bisogna uscire dalla preoccupazione eccessiva per noi stessi, per le nostre strutture, per come la società ci guarda.

 

A maggio l’Europa celebrerà la fine della consultazione dei suoi popoli e sapremo che futuro vogliamo - e vogliono i giovani – dal nostro futuro. Al cessare, speriamo rapido, della guerra l’avventura del sinodo dovrà trovare una marcia in più: l’Italia sarà intrigata da elezioni politiche impegnative e da una crisi economica preoccupante: la sinodalità, totalmente laica, non è estranea al bene della democrazia.