Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Il fuoco della verità e quello dell’amore

18/08/2022 01:00

ENZO BIANCHI

Testi di Amici 2022,

Il fuoco della verità e quello dell’amore

di Chiara Gatti

Thomas Merton parla di “uomini ardenti”, definendo così tutti coloro che hanno sperimentato il dono di essere condotti nella profonda solitudine di seguire Gesù fino in fondo

di Chiara Gatti

La vicenda del profeta Geremia, della prima lettura, sembra proprio la realizzazione di quell’essere uomini “di fuoco”, o meglio “di passione”, di cui parla il vangelo, perché capaci di divisione a motivo della verità. A questo profeta infatti, definito dai suoi concittadini “profeta di sventura”, vengono imputate parole scomode di divisione che tolgono speranza ai pochi che sono rimasti in città a combattere contro i Babilonesi, eppure sono parole che gli sono state dettate da Dio stesso. Per questo verrà gettato in una cisterna piena di fango, nemmeno di acqua, metafora forse di quanto quest’uomo sia impantanato nell’impossibilità di essere compreso dalla sua gente.

 

Ma, nuovamente, ancora per una via non convenzionale, viene salvato dalla morte di stenti nella cisterna, per l’intercessione di un eunuco, il quale probabilmente lo aveva capito nella sua onestà molto più di tutti gli altri suoi amici e concittadini. Forse anche noi abbiamo sperimentato, a volte, questa forte spinta interiore ad agire per obbedire ad una verità che sentiamo ci viene dal Signore, e magari averne anche subito delle conseguenze scomode. Siamo in buona compagnia.

 

Geremia sembra entrare pienamente tra quelle figure che in qualche modo anticipano nell’Antico Testamento la grande immagine di “profeta rifiutato” che è Gesù stesso; in un altro passo del vangelo il Signore piangerà su Gerusalemme, vista come una città che uccide i profeti e lapida coloro che le sono inviati. Dolcissima la similitudine che Gesù usa in quel passo paragonando se stesso nel proteggere i figli di Gerusalemme con una chioccia che copre con le ali i suoi pulcini. Ed è con questo stesso pathos che il Signore afferma di essere venuto per portare un fuoco sulla terra, aggiungendo “e come vorrei che fosse già acceso!”.

 

Rimaniamo incantati davanti a questo effluvio di passione da parte di un Gesù che sta dichiarando tutto il suo amore per ogni uomo, e assistiamo al suo struggimento per come sia difficile il non vedersi capiti e accolti. E ancora Gesù ci parla del battesimo nel quale sarà battezzato, ovviamente riferendosi alla sua passione e morte, e alla profonda angoscia che prova in prossimità di questo evento. Potremmo azzardare a dire che in questa pagina sentiamo già odore di Getsemani, di quell’angoscia di solitudine così profonda e totale che da sola è capace di ricapitolare e significare tutte le ore buie e disperate di ogni sofferenza umana. Quante volte non abbiamo compreso il Suo grido di sofferenza per tanto amore non riconosciuto, un grido forse incarnato in qualche fratello?

 

In questa nostra fragilità, però, ci conforta la seconda lettura, dove l’invito è a “pensare attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo.”. La “passione” del Signore genera immenso amore e profonda crescita, e questo vuol dire anche spingerci a fare delle scelte di campo, operare dei tagli che fanno progredire, fare scelte scomode e spesso non comprese da chi ci sta vicino, come avviene per lo stesso profeta Geremia.

 

Questo potrebbe anche significare il non conformarci alla mentalità della nostra famiglia e dei nostri amici più cari, forse il luogo degli affetti più profondi e delicati. Anche lì, ci ricorda oggi il Signore, occorre sempre scegliere “la parte migliore, che non ci sarà tolta”, che è l’amore per Dio, amore che non può scendere a compromessi col male delle mezze scelte, dei compromessi aggiustati di una falsa morale. E quando possiamo scivolare in questo, per la fragilità del nostro cuore, possiamo sempre pregare col Salmo: “Signore, vieni presto in mio aiuto”.

 

C’è una definizione molto bella che mi risuona oggi leggendo questo vangelo ed appartiene al grande mistico e monaco trappista Thomas Merton… Egli parla di “uomini ardenti”, definendo così tutti coloro che hanno sperimentato il dono di essere condotti nella profonda solitudine di seguire Gesù fino in fondo: “Sarai lodato e sarà come essere bruciato al rogo, sarai amato e questo ti spezzerà il cuore e ti spingerà nel deserto. […] E dopo che sarai stato un poco lodato e un poco amato, Io ti priverò di tutti i doni, di tutto l’amore e di tutta la lode. Sarai dimenticato ed abbandonato, sarai un nulla, una cosa morta, un relitto. In quel giorno comincerai a possedere la solitudine che hai tanto a lungo desiderato. […]  Ti guiderò sulle vette della mia gioia e tu morirai in Me; troverai la mia misericordia che ti ha creato per questo fine […] affinché tu possa diventare il fratello di Dio ed imparare a conoscere il Cristo degli uomini ardenti”.