Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Una Chiesa “smaschilizzata” è più vicina al cristianesimo

09/03/2024 00:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2024,

Una Chiesa “smaschilizzata” è più vicina al cristianesimo

La Stampa

Critica del principio mariano-petrino di von Balthasar

La Stampa - Tuttolibri  - 09 marzo 2024

 

di Enzo Bianchi

L’impasse nel quale oggi la chiesa si trova rispetto al modo di pensare e regolare la presenza e il ruolo delle donne nelle comunità cristiana è a tutti evidente. Certo, delle timide aperture sono state fatte: alcune nomine in posti di responsabilità nella curia romana, oppure in organismi diocesani, come nell’ammissione ai ministeri istituiti. Tuttavia, rispetto alla presenza delle donne in ruoli politici, economici, dirigenziali apicali, nelle più alte responsabilità di governo, e più in generale nell’esercizio della leadership che da anni ormai le donne svolgono nelle società occidentali, ciò che avviene oggi nella chiesa cattolica è anacronistico. Le responsabilità date finora alle donne nell’ambito ecclesiale appaiono perlopiù delle benevoli concessioni che rivelano una malcelata forma di clericale paura e a tratti di vero e proprio panico di fronte alla svolta epocale circa la sostanziale uguaglianza tra gli uomini e le donne nella cultura contemporanea. Riconosciamolo: nella chiesa attuale la donna (all’astratto singolare) è tanto retoricamente idealizzata quanto inascoltata, a parole magnificata quanto nei fatti misconosciuta, celebrata quanto a volte derisa e da alcuni perfino demonizzata. Emblema di tale situazione è l’impossibilità delle donne di pronunciare l’omelia all’interno dell’assemblea liturgica che della chiesa è la più alta epifania. Ciò che è qui in gioco è la credibilità della chiesa agli occhi del mondo e in particolare delle donne, tra queste soprattutto delle donne cattoliche che da sempre sono l’ossatura delle comunità cristiane. Ha scritto il teologo francese Christoph Theobald: “Troppi modi di fare e argomentare di tipo clericale trasformano l’uguaglianza battesimale in un’affermazione astratta e vana, senza che gli uomini di chiesa si rendano conto che sono ormai diventati inascoltabili per la stragrande maggioranza delle donne cristiane, minacciando gravemente la credibilità della chiesa”.   

Tra i diversi principi teologici evocati per giustificare e mantenere l’attuale status quo circa i distinti ruoli ecclesiali degli uomini e delle donne, c’è n’è uno ripreso in modo acritico dagli ultimi quattro papi, denominato principio mariano-petrino, formulato dal teologo svizzero Hans Urs von Balthasar (1905-1988). Secondo questo principio, al carisma di Pietro appartiene l’autorità e il governo, al principio mariano, invece, il carisma dell’amore. A partire da questo paradigma simbolico è facile dunque affermare, come si è fatto, che la chiesa vive del principio petrino, presente nella gerarchia costituita da uomini che la governano, i pastori, e trova un’immagine speculare in Maria, la madre dei credenti e sposa di Cristo! Così si identifica una donna con la casa, il femminile con l’amore, l’interiorità, la cura e il maschile con la ministerialità, l’autorità, il potere, l’azione. Secondo von Balthasar “l’elemento mariano governa nascostamente nella Chiesa, come la donna nel focolare domestico”. Teoria irricevibile e ormai fuori dal tempo di fronte al contesto socioculturale odierno. 

Fin dall’inizio del suo pontificato anche papa Francesco ha più volte fatto ricorso al principio balthasariano indicandolo come un archetipo ecclesiologico e tuttavia, con il passare del tempo, non è stato indifferente alle forti critiche che un buon numero di teologi e teologhe cattoliche hanno mosso al principio mariano-petrino. Anche questa capacità autocritica di Francesco fa parte della sua grandezza! Infatti, il 4 dicembre 2023 ha invitato due teologhe, Lucia Vantini e Linda Pocher, e un teologo, Luca Castiglioni, ad approfondire e criticare il principio di Balthasar davanti al Consiglio di Cardinali. I testi di questi interventi sono ora raccolti e pubblicati in “Smaschilizzare la chiesa”? Confronto critico su “principi” di H. U von Balthasar, Edizioni Paoline, Milano 2024

Da sempre convinto oppositore del principio mariano-petrino che considero una fragile teoria teologica costruita su una discutibile interpretazione dei testi biblici come su stereotipi e forzature di genere ormai culturalmente e antropologicamente irricevibili, ho provato un’intima soddisfazione nel leggere le riflessioni di Vantini, Castiglioni e Pocher. Il fatto che quello che i tre autori hanno detto con parresìa davanti al papa e ai cardinali, mostrando la fragilità e i limiti della teoria di Balthasar, sia ora è reso disponibile a tutta la chiesa e all’opinione pubblica rappresenta certamente un’acquisizione decisiva. Il fatto poi che Francesco abbia firmato la Prefazione al volume avvalora ulteriormente l’importanza del testo. 

Se Castiglioni riflettendo sulla “mascolinità tossica” nell’agire dei ministri ordinati propone vie di cambiamento evangeliche nell’esercizio dell’autorità e nelle relazioni con le donne, e se Pocher rilegge in modo nuovo e lontano da ogni stereotipo due scene bibliche nelle quali Maria è donna tra le donne, è certamente al contributo di Lucia Vantini che si deve l’analisi più esaustiva e puntuale dei limiti teorici e pratici del principio mariano-petrino – “una formula vuota con tristi e ingiusti effetti collaterali” –, così come formulato da von Balthasar e poi ripreso e utilizzato da parte del magistero. 

Lascio al lettore gustare gli argomenti solidi e le sfumature raffinate della teologa scaligera attuale presidente del Coordinamento teologhe italiane. Ci basti qui riportare quanto Vantini ha inteso da subito precisare di fronte a un tale consesso: “Sono convinta – e con me molte donne e anche uomini – che questo principio non regga la complessità del presente e che non potrà traghettare la Chiesa verso il domani, in quanto compromette una buona alleanza tra noi, affatica la tessitura di legami di giustizia e rischia di funzionare come fragile motivo per ribadire la riserva maschile alla ministerialità ordinata o per aggravare l’esclusione delle donne dai processi decisionali della comunità”. Ricordando abilmente a papa Francesco ciò che lui stesso rispose – “Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è una aggressione” – a chi idealizzava e mitizzava la sua figura a scapito della libertà di essere papa nella storia, per Vantini lo stesso discorso va fatto anche per le donne di fronte al principio del teologo svizzero:  “Francesco usò una logica simile a quella delle donne stanche di essere descritte alla luce del modello mariano o del genio femminile, sentendosi forse come loro, inchiodato in uno spazio di perfezione che paralizza e condanna all’impossibilità di essere ciò che si è, con i pregi e i limiti della propria singolarità”. 

Questo prezioso volume insegna che piuttosto di avventurarsi in elucubrazioni che non hanno alcun fondamento biblico, teologico e antropologico, e invece di continuare a ripetere in modo apodittico “l’impossibilità da parte della chiesa di conferire alla donne l’ordinazione sacerdotale”, sarebbe decisamente meglio essere trasparenti e chiari: oggi tale scelta non è possibile perché non è ancora matura nella chiesa cattolica, dove ampi settori sia della gerarchia sia dei fedeli sono apertamente contrari, come contrarie lo sono anche le chiese ortodosse. Si continui comunque a cercare come rispondere ai bisogni del popolo di Dio, e come riconoscere alla donna il posto che le è dovuto senza invocare giustificazioni che non convincono perché appaiono fragili e del tutto anacronistiche.