La Stampa - 21 Dicembre 2024
di Enzo Bianchi
L' autentico monito rivolto ai monaci d'Occidente è: Ora, lege et labora! Prega, certamente, e lavora come tutti per guadagnarti il pane, ma anche lege, "leggi" ogni giorno dedicando un tempo alla lettura dei libri. Purtroppo questo comando non è più molto osservato nei monasteri, dove i monaci spesso sono assorbiti dagli impegni legati al turismo praticato da molti curiosi. Per cui questo determinante precetto non ha avuto molti osservanti, soprattutto in Italia che resta uno dei paesi dove si legge meno, come ci fanno sapere indagini attendibili condotte a livello europeo. Non si legge più, si legge rapidamente, in modo distratto, come se la lettura facesse parte del divertissement e non fosse invece un contributo indispensabile per vivere in pienezza.
Io leggo ancora molti libri perché, dopo la lectio divina sulla Bibbia tutte le mattine all'alba, la lettura è l'impegno più importante che precede gli altri lavori e le occupazioni della giornata. Non solo leggo, ma recensisco anche su questo giornale, sebbene se nel fare questo servizio devo trattenermi molto. Infatti mi piacerebbe che, come avveniva un tempo, le recensioni potessero talora essere critiche e negative: stroncare un libro a volte è necessario, altrimenti lettori con scarso senso critico e facilmente soggetti all'influenza della pubblicità leggono male, testi superficiali. Anziché leggere con serietà la Bibbia finiscono per accostarsi a riassunti di autori moderni che snaturano sia il testo sia la lettura oppure generano sincretismi facili e applauditi in cui non c'è più possibilità di discernimento e di lucidità. Soprattutto oggi in Italia si pubblicano tanti, troppi libri, e tutti cercano una recensione che li nobiliti e li indichi come "libri da leggere" quando invece andrebbero buttati.
Nel mio campo quanti teologi improvvisati impegnati in un dialogo interreligioso che uccide ogni differenza e impedisce che emerga la ricerca della verità! Dico "ricerca della verità" ben sapendo che la verità nessuno la possiede ma precede tutti noi.
Comunque io ho letto molto e continuo a leggere. Devo dire che ci sono opere che frequento assiduamente: il De rerum natura di Lucrezio, ad esempio, che è sempre sul mio comodino e resta l'amico notturno che mi parla quando il sonno è impossibile lasciando spazio a ore di intensa vigilanza e lucidità. È il libro che mi permette di sentirmi un nulla nell'universo ma uno che comunque ne fa parte potendo credere che qualcuno mi ama e mi guarda. E nello stesso tempo mi riconduce sempre alla fragilità umana che non impedisce di andare oltre flammantia moenia mundi.
Poi viene Basilio di Cesarea con le sue Regole e le sue opere che hanno plasmato la mia fede fin dall'adolescenza. Potrei dire: "Io e Basilio viviamo insieme!". Lo sento compagno inseparabile questo padre della chiesa che, unico tra tutti, non ha scagliato invettive né contro gli ebrei né contro i pagani con cui amava dialogare riconoscendo la loro ricerca della sapienza.
Molti i libri letti quest'anno e tra i tanti devo fare una scelta per indicarne alcuni: il più amato è Tefteri di Vinicio Capossela, dove questo poeta cantante narra di una sosta in Grecia, nelle taverne, al canto del rebetiko. Mi muove ricordi della mia giovinezza, di notti greche sulle isole luminose per le bianche case, in festose danze che non finivano mai.
Certamente ho letto con gioia il libro di Massimo Recalcati, La legge del desiderio che interpreta lo "sta scritto" con una ammirevole obbedienza all'esegesi, ma arricchendola di una luce che raggiunge la pratica della lectio, la vita interiore e la vita oggi tra la gente. Fra tanti che si sono messi ormai a scrivere di Bibbia senza essere biblisti, Recalcati resta un autore che si mostra preparato, serio e non cede alle mode.
E se andiamo a libri impegnativi non posso dimenticare, di Giancarlo Gaeta, In attesa del Regno. Gaeta, docente di storia del cristianesimo antico, biblista che ha pubblicato studi preziosi su Simone Weil, in questo libro raccoglie diversi suoi scritti ma in tutti appare la sete di cristianesimo gesuano autentico che nei secoli è sempre cercato da alcuni cristiani e che come fuoco sotto le ceneri sembra ogni volta divampare. Ma per poco, perché le riforme non arrivano mai a imporsi e la chiesa continua a essere irriformabile. Le pagine scritte da Gaeta possiedono un pathos che a volte stringe il cuore ma delinea chi è il vero discepolo di Gesù.
E devo però anche dire che sono molte le letture di libri famosi tra le quali quest'anno ho privilegiato il Diario di François Cassingena-Trévedy. È un amico, un monaco benedettino munito di un'intelligenza rara e di una conoscenza straordinaria della letteratura antica greca, siriaca, copta. Dopo decenni di vita monastica in monastero si è ritirato a fare "l'eremita sociale", come lui si definisce, in una regione montagnosa della Francia, un piccolo villaggio di agricoltori. In quella solitudine scrive pagine straordinarie sulla vita della chiesa oggi, sulle sue ansie e sulle sue speranze, munito di una non comune capacità poetica riconosciuta da alcuni premi letterari prestigiosi. Mi accompagna all'alba e al tramonto e mi apre ad una comunione cosmica, infondendomi pace, umiltà e gratitudine.
Ma infine è doveroso che ricordi qui la lettura di alcuni libri italiani, tra i tanti che devo leggere anche per le recensioni: il libro di Giannino Piana pubblicato subito dopo la sua morte, L'ultimo orizzonte, sulle questioni etiche di fine vita; il libro di Giovanni Cucci, La speranza, un vero itinerario per affrontare le cose difficili; il libro di Armando Matteo, La chiesa che verrà.
E non posso dimenticare, per una lettura distensiva, i libri che conservo in un mio scaffale dedicato alla collana Medusa di Mondadori, libri collezionati fin da quando ero ragazzo.