Una delle grandi eredità di Papa Bergoglio è il percorso del Sinodo. La Chiesa ormai si è svegliata e non sarà facile per nessuno tacitarla
La Stampa - 28 Aprile 2025
di Enzo Bianchi
Dopo la morte di Papa Francesco in molti riconoscono tutto il peso del suo pontificato cercando di riassumerlo in una parola. Così, a parte certe espressioni che suonano come delegittimazione, e altre che lo osannano come il Papa veramente adatto in questo cambiamento epocale, ci sono anche alcuni, e peraltro autorevoli interpreti del papato, dai quali Francesco viene definito “Papa non risoluto” perché ritenuto incapace di portare a termine i progetti annunciati alla chiesa. Questi ultimi sarebbero rimasti come degli auguri, oppure, in una accezione più positiva, dei semplici inizi, degli avvii di processi che tuttavia richiederanno tempi lunghi per trovare piena realizzazione. In verità con le sue parole, i suoi messaggi, le sue encicliche — veri atti magisteriali —, Papa Francesco ha cambiato l’atteggiamento della chiesa nei confronti di alcune situazioni: da una posizione di condanna alla possibilità di accoglienza instaurata attraverso la prassi della misericordia. Ma poi il Papa non ha avuto il coraggio di introdurre nel Diritto Canonico — che continua a essere la lex della chiesa universale — le correzioni conseguenti.
Ma quella di Papa Francesco non era ignavia, né tantomeno pigrizia: il Papa — e lo posso testimoniare per i colloqui avuti con lui —, quando prendeva coscienza che la chiesa spesso non lo seguiva nelle sue innovazioni, che le sue aperture, i cambiamenti che voleva introdurre non erano capiti e davano origine a tensioni gravi e a volte a tentazioni scismatiche, allora si tratteneva dal continuare in quella direzione e leggeva la realtà come non matura rispetto alle innovazioni, come una volontà di Dio alla quale doveva ubbidire fermandosi. Un esempio a questo proposito è la decisione espressa da una maggioranza di vescovi al sinodo dell’Amazzonia di procedere all’ordinazione presbiterale di uomini sposati e provati nella fede e nella testimonianza cristiana. Il Papa stesso aveva spinto in quella direzione, poi il brusco e doloroso arresto dovuto non a una sua paura, a un’indecisione o a un ripensamento ma a una maggioranza di voci contrarie nella chiesa universale. Con Francesco è accaduta una cosa rara: il pastore era più profetico del gregge e il gregge faceva fatica a seguirlo. Il suo passo era più veloce di quello delle pecore!
Ma Papa Francesco era un uomo rusé, astuto, non era un ingenuo e sapeva riconoscere quanti anche accanto a lui gli ubbidivano ma senza condividerne le intenzioni e i pensieri. La curia, nella quale aveva osato denunciare i tipici peccati di corte, per lo più non lo amava anche se non ha mai dato segni di contestazione. Però annoverava all’interno della chiesa alcuni nemici perché, come ogni profeta, Francesco aveva più nemici dentro che non fuori.
Che Francesco fosse un uomo avveduto, non ingenuo, lo mostra un fatto capitale che è sfuggito nella sua importanza alla chiesa e ancor più ai mass media. Nell’ultimo mese di vita Francesco è ricoverato in ospedale e sa che ormai la sua fine è vicina: non avrà più la possibilità di compiere atti altamente determinanti la vita della chiesa. Soprattutto ha capito che il futuro della chiesa, le forme che assumerà, la sua vitalità, dipendono dall’attuazione della sinodalità per la quale tanto ha lavorato per delinearla in questa forma nuova, sconosciuta a tutta la tradizione di tutte le chiese cristiane. Ora il sinodo è finito e il rischio è che il prossimo papa chiuda tutto e metta i documenti in un cassetto, tra gli Atti della sede apostolica. E allora Francesco, aiutato da chi in questi anni ha studiato il processo sinodale a livello storico e teologico, sceglie di proporre la fase di "ricezione”, di accoglienza del sinodo nelle chiese locali. Sì, il sinodo non è finito e continua fino a ottobre 2028, quando un’assemblea della chiesa universale farà il punto per accogliere quale legge i lavori di tutto il cammino ecclesiale. È una novità assoluta che pone la chiesa in stato sinodale continuo e obbliga il successore di Francesco a proseguire il cammino della sinodalità, dunque a dare un assetto sinodale alla chiesa. Questa sarà memore del rifiuto dei delegati italiani del testo presentato da chi non aveva ascoltato il popolo di Dio. La chiesa si è svegliata, ormai, e non è facile tacitarla, soprattutto con l’impostazione che Papa Francesco gli ha dato e che avrà delle ripercussioni sul futuro, fino al 2028.
Profeta a metà? In realtà, Papa Francesco è stato un profeta avveduto, perché ha saputo leggere la realtà e pregare molto, quindi ascoltare il Signore.
Nell’ultimo incontro che ebbi con lui, incontro voluto da lui in Vaticano, tra l’altro mi disse a proposito del futuro della sinodalità: "Bisogna avere speranza nel tempo, che è guidato dal Signore. Il tempo va oltre, supera la nostra persona, ma resta sempre nelle mani del Signore a nostro bene, a bene dell’umanità, a bene della chiesa”. Il cammino della sinodalità è un cammino obbligato. Questa la fede di Francesco, papa e profeta.