Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

L'enigma della sofferenza

20/09/2021 15:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2021,

L'enigma della sofferenza

La Repubblica

La Repubblica - 20 settembre 2021

 

di Enzo Bianchi

Parlare della sofferenza, del dolore, e quindi della malattia e della morte, è un’operazione faticosa e difficile, eppure noi umani non possiamo farne a meno. Gli animali subiscono e vivono la sofferenza, ma noi la vogliamo interpretare, vogliamo cogliere in essa l’esistenza o la non esistenza di un senso, vogliamo sapere: unde malum? Cur malum? Ad quid malum? Queste sono le domande che ogni uomo o donna si è posto e si pone sotto il cielo, in ogni terra, in ogni cultura.

 

La sofferenza è un’esperienza universale e l’umano è homo patiens, è sempre un uomo che conosce la sofferenza e che da essa non può evadere. La sofferenza è il caso serio della nostra esistenza, e dove c’è la sofferenza l’uomo è minacciato. La sofferenza può essere fisica, psichica, morale; può essere causata da noi stessi, capaci del male attivo, ma anche da altri o dalla stessa natura, e allora diventa sofferenza subita, passiva. Resta la verità radicale: ogni creatura prima o poi ne è colpita, e comunque la morte, sofferenza ultima ed estrema, coglie ogni vivente… Sentiamo la nostra vita fragile, precaria, minacciata e limitata dal male, e non cessiamo di interrogarci, di gridare o di sussurrare gemendo: “Perché?”.

 

Da millenni di ricerca spirituale non è ancora venuta una risposta. Molti sono stati i tentativi, alcuni dei quali capaci di imporsi come formulazione e di risuonare come dogmi; ma neppure questi sono riusciti a rispondere alla domanda che tutti noi ci ripetiamo puntualmente, soprattutto quando siamo assaliti dalla sofferenza.

 

Da dove viene il male? Non da Dio, ci testimonia la tradizione ebraico-cristiana, ma neanche l’uomo da lui creato ha introdotto il male e la sofferenza nel mondo, anche se vi ha acconsentito fino a essere lui stesso capace di arrecare sofferenza e morte. Non è l’essere umano l’origine del male, anche se del male si è fatto e si fa responsabile nel suo vivere limitato in questo mondo.

 

In verità non c’è spiegazione al problema del male, della sofferenza, della malattia, della morte. Se nei tempi passati si è cercato di spiegare l’inspiegabile, oggi, con la consapevolezza che possediamo del divenire dell’uomo e delle sue origini, non accettiamo più che la nostra sofferenza derivi dalle colpe di qualcuno che ci ha preceduto e che, di conseguenza, ci sia stata data in eredità. Diciamo la verità: nel tentativo di difendere Dio e di non incolparlo, si è finito per incolpare l’uomo! Oggi sappiamo che non siamo interamente padroni della nostra vita e del nostro destino, a cominciare dalle condizioni della nostra nascita, perché l’esistenza di ciascuno di noi dipende dai genitori, dalle condizioni di vita, di educazione, di cultura, di solidarietà sociale, di benessere o di miseria. Sappiamo di essere fragili, aggredibili da forze mortifere che abitano il nostro pianeta (terremoti, eruzioni vulcaniche, epidemie…); sappiamo di essere abitati da pulsioni di male, coscienti e non coscienti, dunque di essere capaci di procurare sofferenza, ma anche di resistere alla sofferenza, a volte di guarirla o di arginarla: sempre però con dei limiti precisi, imposti dalla nostra condizione di mortali… Anche la nostra responsabilità e la nostra libertà sono limitate.

 

Sì, di fronte all’enigma dell’irriducibile sofferenza, come lo chiamava Paul Ricoeur, enigma che resiste a ogni sapienza e sanziona lo scacco di ogni discorso, occorre percorrere un’altra strada, affinché l’enigma diventi mistero: occorre avvicinarsi, farsi prossimo al sofferente, occorre osservarlo e ascoltarlo, occorre donargli la propria presenza, e solo in seguito si può osare dire qualche parola che apra cammini di senso. Non si tratta di trovare o dare risposte all’enigma, tanto meno di fare discorsi “impositivi”, ma di accompagnare la via che il malato può percorrere per fare della malattia e della sofferenza uno spazio in cui cerchi di amare e di accettare di essere amato dagli altri.