Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Nel nuovo tempo dello scisma emerso c’è una Chiesa “in uscita” e una già fuori

19/03/2022 00:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2022,

Nel nuovo tempo dello scisma emerso c’è una Chiesa “in uscita” e una già fuori

La Stampa

Incapacità di ascolto, esercizio del potere e dell’autorità pastorale, ruolo delle donne, rapporto col denaro e con il male, liturgia, tradizionalismo: un’analisi (sofferta) dei mali che attraversano il tessuto sociale e ecclesiale del III millennio a partire da fatti e situazioni recenti e concrete

La Stampa - Tuttolibri - 19 marzo 2022

 

di Enzo Bianchi

Alla fine degli anni Novanta, in un saggio che fece allora molto scalpore, il filosofo Pietro Prini, costatando la frattura conclamata tra la dottrina ufficiale della Chiesa in materia di sessualità, bioetica, senso del peccato, sacramento della confessione e il concreto comportamento dei cattolici, parlò apertamente di “scisma sommerso”. In quegli anni i cattolici che non si riconoscevano nella morale della Chiesa ne prendevano atto, scegliendo di seguire liberamente la propria coscienza. Era con tutta evidenza uno scisma silente perché questi credenti non pretendevano nulla dalla Chiesa ma semplicemente attendendo che i tempi maturassero, sperando in un cambiamento. Pochi anni fa sono tornato sul valore profetico del libro di Prini, osservando che a un ventennio di distanza la Chiesa si trova ancora in una situazione di aporia, di incertezza e anche di “scisma”, però non più sommerso ma ormai un vero e proprio “scisma emerso”. Non più silente ma conclamato, non solo però nel campo dell’etica sessuale – come denunciato da Prini – ma in altri campi della morale cristiana affrontati nel magistero di papa Francesco, in particolare l’accoglienza dei migranti, il valore dell’incontro tra persone di religione e culture diverse. Vent’anni fa i cattolici sapevano attendere e sperare in un cambiamento della Chiesa, oggi invece l’abbandonano silenziosamente, così che alla “Chiesa in uscita” tanto auspicata da papa Francesco assistiamo di fatto ad un’uscita dalla Chiesa.

 

Ha dunque attirato la mia attenzione il volume di Francesco Antonioli e Laura Verrani, Lo scisma emerso. Conflitti, lacerazioni e silenzi nella Chiesa del Terzo Millennio, TS Edizioni, Milano 2022. Leggendolo ho scoperto che gli autori attribuiscono direttamente a me il titolo del loro saggio, ispirato dal mio commento al bestseller di Prini. Francesco Antonioli è un giornalista, dirige Mondo Economico, e alle competenze in ambito economico unisce una riconosciuta esperienza in temi ecclesiali e religiosi di cui scrive per La Repubblica. Laura Verrani è invece una teologa che si occupa da oltre vent’anni di catechesi biblica soprattutto nella diocesi di Torino.

 

Unendo professionalità giornalistica e conoscenza teologica, i due autori riflettono sullo “scisma emerso” a partire dal complesso caso di cronaca che riguarda sacerdoti e vocazione religiose forzate che a partire dall’aprile 2020 ha  scosso la diocesi di Torino ed è risonato nell’opinione pubblica italiana. Il caso di Torino diventa il paradigma dell’attuale scisma ormai non più sommerso presente all’interno della Chiesa. Un “punto di divisione” (questo significa scisma) di cui, per i nostri autori, non è più possibile tacere e di cui si deve avere il coraggio di parlare: “Di fronte al Vangelo ci troviamo tutti come in una stanza in cui si accende la luce. Tanto vale guardare come siamo disposti, come ci collochiamo, come reagiamo”.

 

Con una stimolante complementarietà di sguardi Antonioli e Verrani elaborano le loro riflessioni a partire da fatti e situazioni concrete della vita della Chiesa reale. Parlano di ciò che sanno per esperienza, partendo da quello che hanno visto, ascoltato, conosciuto e letto e in questi ultimi anni. Capitolo dopo capitolo il libro è una efficace sintesi delle maggiori e più complesse problematiche che attraversano il tessuto ecclesiale: l’incapacità di ascolto, la questione dell’esercizio del potere e dell’autorità pastorale, il ruolo delle donne, il rapporto col denaro, la condizione dei preti, la liturgia, il tradizionalismo, il rapporto con il male e la demonizzazione dell’altro, la paura dell’intelligenza e la fatica a pensare, la mancanza di formazione, la capacità di comunicare.

 

Ad ogni problema analizzato senza meline e ipocrisie, tipiche della mentalità ecclesiastica, segue il suggerimento oculato e la proposta puntuale. Di fronte alla situazione della formazione dei preti nei seminari si suggerisce di aprire il discernimento a una compagine ecclesiale più articolata, dove non ci siano solo preti e religiosi ma anche donne, famiglie, laici. Per far fronte alla “discriminazione di genere” e al “maschilismo strisciante” presente nella Chiesa, dove alla donna “si concede l’aureola, purché tenga il grembiule”, si invitano i maschi ad abbandonare la segreta volontà di restaurazione di un mondo sociale ed ecclesiale che non c’è più, e assumere una volta per tutte i mezzi culturali e concettuali per abitare il presente con la sua innegabile complessità. Se nella Chiesa spesso si rimprovera “il torto dell’intelligenza”, e si costata il dato tristemente ordinario della povertà della preparazione dei credenti e la scarsa intelligenza della propria fede, i nostri autori interpellano i credenti stessi, ricordando loro che “il presupposto perché ci sia un incremento di intelligenza è che ci sia un’intelligenza, un pensiero, una capacità di lasciarsi coinvolgere non solo esteriormente, con la pratica religiosa, ma con tutto ciò che siamo, intelletto compreso”.

 

Ogni questione cruciale è messa impietosamente sul tavolo, con acribia ma senza acrimonia, con rispetto e affetto verso una Chiesa che è criticata perché è amata. Il tenore dello sfogo lascia ogni volta spazio al sentimento della compassione, “compassione per un corpo ecclesiale malato di autoreferenzialità e scarsità di trasparenza evangelica”.