Una guida equilibrata tra potenzialità e limiti del cambiamento in atto
La Stampa - Tuttolibri - 05 Novembre 2022
Enzo Bianchi
Dove va l’uomo? È la domanda inquietante che nasce dal disorientamento attuale di fronte a trasformazioni, processi ed eventi che stanno modificando profondamente l’identità umana. È sotto gli occhi di tutti il fatto che lo sviluppo scientifico-tecnologico abbia (e stia) attuando una radicale mutazione antropologica che alcuni denominano “transumanesimo” e altri, più pessimisti, “postumanesimo” che talora assume anche tratti di “antiumanesimo”. Stiamo forse assistendo alla fine dell’umanità e alla crisi del progetto umanistico, oppure stiamo avanzando a grandi passi verso un nuovo umanesimo?
Con Umanesimo per l’era digitale. Antropologia, etica, spiritualità, (Interlinea) Giannino Piana – uno dei più autorevoli teologi morali, docente emerito presso la Libera Università di Urbino e all’Università di Torino e già presidente dell’Associazione Teologica Italiana per lo studio della morale – consegna una bussola per orientarsi all’interno dei rapidi e radicali mutamenti che la rivoluzione digitale opera sull’esistenza umana nelle sue componenti più vitali. Nel piccolo ma incredibilmente intenso saggio Piana è lucido nell’individuare le cause e gli effetti, i punti di partenza e i tratti distintivi della globalizzazione e dall’era digitale che causano un innegabile disagio esistenziale. “Di fronte a questa situazione diviene allora importante procedere alla delineazione dei presupposti di un nuovo umanesimo, che recuperi la lezione delle grandi tradizioni del passato, aggiornandole con attenzione ai nuovi scenari aperti dagli sviluppi della scienza e della tecnica”. Sì, Piana si rifiuta di affrontare il disagio con un ottuso pessimismo e neppure con una superficiale irenismo ma con una visione equilibrata, capace di indicare potenzialità e limiti.
Tre sono le colonne su quale Piana vede la possibile costruzione di un nuovo umanesimo: l’antropologia, l’etica e la spiritualità. L’antropologia umanistica che Piana tratteggia consiste nel recupero della dimensione misterica della persona, della sua unicità e irripetibilità. Nell’adesione e una visione solidale dell’umano, che implica il superamento di una interpretazione individualistica dell’uomo per far propria una interpretazione personalista, capace di integrare in se stessa individualità e relazione. In fine, nell’apertura a una prospettiva trascendente, dalla quale viene all’uomo una costante tensione in avanti che lo spinge ad andare costantemente “oltre”.
L’etica adeguata ad un ’”umanesimo per l’era digitale“ che Piana individua consiste in un discernimento nel segno della prudenza e della responsabilità. La prudenza, intesa come esercizio del giudizio, è la capacità di “un serio addestramento a interpretare le situazioni senza lasciarsi suggestionare da falsi miraggi, ma riconoscendo gli sviluppi della storia per assecondarne gli aspetti positivi e denunciarne le negatività che provocano squilibri naturali e alienazioni personali”.
La terza colonna è “l’uomo spirituale”, nel senso profondo di spiritualità che non è immediatamente ed esclusivamente riconducibile alle tradizioni religiose, cristiane o meno, ma che è una dimensione costitutiva ed essenziale dell’essere umano. L’uomo spirituale interiorizza habitus virtuosi che portano i tratti essenziali della conversione intesa come l’inesausta capacità di andare oltre sé stessi per scoprire l’altro (l’Altro), e della povertà che è capacità di vivere nel provvisorio. A queste due virtù si aggiungono la giustizia e la sobrietà che aprono sulla questione sociale e quella ambientale.
Con una riflessione acuta e mai scontata Giannino Piana mostra che di fronte alle attuali sfide epocali c’è un “già là” etico che rappresenta il terreno d’incontro e di riconoscimento reciproco tra gli esseri umani, uomini e donne che rivendicano con convinzione la possibilità di una capacità e un’esperienza etica anche senza fondamenti religiosi ma derivante dall’umanesimo condiviso. Oggi è più che mai urgente riaffermare che l’uomo è capace di discernere ciò che è bene o male, sia egli credente o meno, che l’uomo è dotato di una sorta di grammatica comune, di sillabario comune a tutti che permette di discernere, di operare il bene e rigettare tutto ciò che lo disumanizza.