
In una versione apocrifa del Vangelo di Giovanni c’è un’interessante variante: al capitolo 21, nel secondo epilogo scritto più tardi rispetto al testo del Vangelo, è narrata l’apparizione di Gesù Risorto sul lago di Tiberiade ad alcuni discepoli intenti a pescare.
Quando già era l’alba Gesù stette sulla riva ma i discepoli non conobbero che era Gesù. Allora disse loro Gesù: “Piccoli figli, non avete qualcosa da mangiare con il pane?”. Risposero: “No”. Egli disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono dunque e non erano capaci di tirarla tanti erano i pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”, e Simon Pietro avendo udito che era il Signore si coprì con la veste perché era nudo e gettò se stesso in mare. Gli altri discepoli vennero con la barca, poiché non erano lontani da terra se non circa 200 cubiti, tirando la rete dei pesci. Appena scesi a terra videro della brace con sopra un pesce e del pane. Gesù disse loro: “Portate qui un po’ del pesce che avete preso ora”. Salì Simon Pietro e trasse la rete a riva piena di 153 grandi pesci. E sebbene fossero tanti la rete non si spezzò. Disse loro Gesù: “Venite e pranzate!”. Nessuno dei discepoli però osava dirgli: “Tu chi sei?”, perché sapevano che era il Signore! Venne Gesù e prese il pane e lo diede loro e così il pesce arrostito. Questa era la terza volta che dopo essere risuscitato dai morti Gesù si manifestò ai discepoli.
Quando ebbero pranzato Gesù disse a Simon Pietro:
“Simone di Giovanni AMI me più di tutte queste cose?”
Dice a lui: “Signore, tu sai che TI VOGLIO BENE”
Dice a lui: “AMA i miei agnelli”
Dice a lui di nuovo Gesù: “Simone di Giovanni mi AMI?”
Dice a lui: “Sì, Signore, tu lo sai che TI VOGLIO BENE”
Dice a lui: “AMA le mie pecore”
Dice a lui per la terza volta: “Simone di Giovanni mi ami?”
Pietro si rattristò poiché gli aveva detto per la terza volta “MI VUOI BENE?”
e disse: “Signore, tu sai tutto e sai che ti voglio bene!”
Dice a lui Gesù: “AMA le mie pecore!”
“Amen, amen ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e camminavi dove volevi ma quando sarai vecchio stenderai le mani, un altro ti vestirà e ti porterà dove non vuoi”.
Questo disse indicando con quale morte avrebbe glorificato Dio.
E dopo queste parole gli disse: “Seguimi”.
La variante è interessante: Gesù non dice a Pietro “sii pastore”, “pasci”, ma “ama”, cerca di voler bene alle pecore e agli agnelli che sono di Gesù Cristo. Certo questa è una precisazione preziosa: non basta fare il pastore, occorre amare le pecore e gli agnelli. Forse il redattore di questo testo apocrifo, scritto in epoca più tarda rispetto alla stesura del Vangelo di Giovanni, aveva osservato che ci sono pastori che pascolano il gregge ma non lo amano e per questo osa questa specificazione.
Il pastore delle pecore di Gesù è come il Pastore Gesù: ama le pecore, conosce per nome le pecore, le chiama una per una, dà la vita per le sue pecore (cf. Gv 10,3 ss.). Dunque tutto era già scritto nel vangelo di Giovanni. Ma qui è importante la sottolineatura: non solo “sii pastore”, “pasci”, ma anche “ama”, perché anche oggi i pastori ci sono, ma quelli che amano le pecore non sono molti.
I profeti hanno attaccato i cattivi pastori, anche Gesù ha attaccato i cattivi pastori promettendo nuovi pastori alla sua chiesa. Ma oggi chi osa ancora dire con parresia una parola ai pastori? Questi sono temuti, non sono amati, perché mostrano di governare senza amare le pecore e gli agnelli che restano gregge e proprietà del Signore Gesù Cristo! Gregorio Magno, il grande padre della chiesa, maestro di sapienza pastorale, ha scritto: “Le pecore rispondono all’amore di chi le ama!”.